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Avatar di Giuseppe A. D'Angelo

Analisi spietata che mi sono goduto parola per parola e coincide con quello che penso da quando sono atterrato qua: bellissima piattaforma, ma segue il gioco delle altre piattaforme social ed è meglio non affezionarcisi troppo, ma sfruttarne gli indubbi vantaggi fino a che ci siamo. Credo che molti ne siano già consapevoli, perlomeno lo sono quelli che non hanno formato qui un pubblico da zero, ma lo hanno portato da altrove.

Bisogna anche saperne riconoscere i limiti, e in questo credo che la tua definizione "funnel di comunicazione" sia perfetta: Substack non è una piattaforma per fare funnel di vendita, perlomeno non nel senso classico dell'email marketing. Ma se la nostra conversione rimane attinente a quello che è il nostro lavoro, ovvero la comunicazione, allora può essere un'ottima piattaforma: vuoi che questa conversione si traduca in consulenze, infoprodotti, corsi online o per rinforzare la propria brand reputation e farsi notare da altre realtà editoriali. Quello di fare la nostra risorsa più preziosa, la padronanza delle mail, il loro selling point principale è a mio parere una mossa astuta per tenerci nel loro ecosistema con tutti i vantaggi che ne derivano (e anche lì, prepariamoci al peggio: scarichiamo con regolarità la lista dei contatti, che è un attimo che cambino idea).

PS: sai, quel commento dell'utente ha una bella valenza neutra, non è necessariamente né di apprezzamento né di critica, le sue intenzioni sono ambiguamente interpretabili da chi le legge. A me è piaciuto vederci un bel complimento.

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Avatar di Valentina Tonutti

Grazie mille, Andrea, per aver citato “il mio Substack” su RedNote! E, come sempre, per la capacità di unire i puntini e cogliere le sfumature di questa e di tutte le piattaforme.

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