Il cinema è morto, ma non come pensi tu
La pandemia, il prezzo dei biglietti, i film dei supereroi. Tanti sospetti ma un solo colpevole.
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Prima di parlare dei problemi del cinema, ecco 3 buoni propositi per la nuova stagione di Scrolling Infinito:
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Chi ha ucciso il cinema?
Signore e signori, è stato commesso un crimine, il cinema è morto e vogliamo scoprire chi è l’assassino. Ma partiamo dai fatti.
“Non possiamo, in buona coscienza, incoraggiarvi a intraprendere la nostra professione”, a parlare così è il presidente del sindacato degli Art Director americani, che rappresenta i professionisti che costruiscono i set cinematografici. L’associazione ha deciso di sospendere i corsi introduttivi alla professione, che sembra destinata a estinguersi.
Nonostante qualche sparuto successo, gli incassi complessivi al botteghino americano nel 2024 sono diminuiti del 18% rispetto all’anno precedente, e ben del 32% rispetto allo stesso periodo del 2019.
A parte i rari trionfi di titoli come “Deadpool & Wolverine” (1 miliardo di dollari), i flop sono tanti e sempre più drammatici. Solo per citarne un paio: “Fly Me To The Moon” (con la coppia Scarlett Johansson, Channing Tatum) ha incassato 10 milioni di dollari dopo esserne costati 100. Ha fatto di peggio "Borderlands", di Eli Roth che, pur essendo tratto da un famoso videogioco, rischia di essere tra i più grandi flop di sempre, incassando, nel suo primo weekend nelle sale, 15 milioni di dollari a fronte di un budget di circa 150, spese di marketing comprese.
Gli Oscar non se la passano meglio, l’ultima cerimonia ha raccolto davanti alla televisione 19,5 milioni di telespettatori, un calo del 60% rispetto all’edizione del 1995.
Gli Stati Uniti, che hanno l’industria cinematografica più florida dell’Occidente, sono il Paese che sta affrontando la crisi peggiore. Il problema esiste però anche nel resto del mondo, anche se in maniera più sfumata: in Francia, Svezia e Inghilterra gli incassi del 2023 vedono una diminuzione rispetto al 2019 fino a un massimo del 15%, un dato minore ma comunque preoccupante.
I sospetti colpevoli di questo crimine sono diversi, e li esamineremo uno alla volta. Dall’aumento del prezzo dei biglietti, alla noia per l’ennesimo film di supereroi, alla pandemia, arrivata all'improvviso.
Per scoprire il colpevole, ci faremo aiutare da Matthew Ball, analista ed ex responsabile della strategia di Amazon Studios, che di recente ha pubblicato un saggio molto interessante sull’argomento da cui trarre indizi importanti.
Chi è l’assassino?
Sospettato n1: il prezzo dei biglietti
Tenendo come riferimento il mercato americano non è vero che il costo dei biglietti del cinema è aumentato. Aggiustando i valori con l’inflazione i biglietti sono aumentati soltanto di un dollaro negli anni ‘2000, sono stabili rispetto agli ‘80 e addirittura più economici di quelli degli anni ‘60 e ‘70. Questo senza tenere conto che le poltrone e gli schermi di oggi sono migliori di quelli dei decenni precedenti, qualcosa per cui varrebbe pagare di più, ma ci arriveremo.
La conferma che ad uccidere il cinema non è stato il costo dell’ingresso in sala arriva paragonando l’industria dei film alle altre forme di intrattenimento. Non servono molti dati per sapere che il prezzo dei biglietti di concerti ed eventi sportivi è aumentato vertiginosamente. Nonostante questo, mentre il cinema si contrae, il business di altri tipi di eventi continua a crescere.
In 60 anni, dal 1959 al 2019, il settore cinematografico è cresciuto del 33%, da 9,8 miliardi di dollari (in dollari del 2023) a 13,4 miliardi, con un incremento pari soltanto a 3,3 miliardi di dollari.
Nello stesso periodo il settore dell'intrattenimento dal vivo (esclusi gli sport) è cresciuto da 2,9 miliardi di dollari (in dollari del 2023) a 47 miliardi, con un aumento addirittura del 1.500%, pari a 44 miliardi di dollari.
Gli sport dal vivo sono cresciuti da 3,3 miliardi di dollari (in dollari del 2023) a 37 miliardi, con un incremento del 1.050%, che equivale a 34 miliardi di dollari.
Le proporzioni si mantengono anche nel periodo di crisi più recente dal 2019 al 2023. In questo periodo il settore cinematografico è diminuito di un terzo (in dollari del 2023), mentre gli sport dal vivo sono calati soltanto dell'8% e l'intrattenimento dal vivo è addirittura aumentato del 2%.
La differenza tra andare al cinema e vedere un concerto, o una partita di calcio, sta nella condivisione dell’evento con tutte le persone che sono presenti assieme a noi, e che in questi ultimi due casi, è molto più coinvolgente.
Non abbiamo trovato il colpevole, ma c’è un primo indizio di ciò che è andato storto e di cosa si dovrebbe aggiustare.
Sospettato n2: i film di supereroi
Da qualche anno a questa parte al cinema sembrano esserci solo film che si ispirano a giocattoli, videogiochi, fumetti e cose del genere.
Il problema è che al cinema escono molti più film che in passato. Nel 2019, in America, sono arrivati in sala 900 film, 350 in più rispetto a quelli che uscivano ogni anno all’inizio del millennio. Ad essere aumentata è soprattutto la coda lunga di film prodotti dai tantissimi studi indipendenti nati nel corso degli anni.
Ho già scritto del rapporto tra la testa e la coda di qualunque distribuzione di contenuti, che funziona secondo legge di potenza, ovvero il 20% dei titoli contribuisce all’80% degli incassi.
I numeri lo confermano e quel 20% che tiene in piedi la baracca appartiene, quasi esclusivamente, ai vituperati franchise che, invece di uccidere il cinema, sono tra le ragioni della sua sopravvivenza.
Mettendo in fila i film con il maggiore incasso del 2023 la violenza di questo meccanismo fa quasi paura.
“Barbie”, è stato il film che ha guadagnato di più
“Super Mario”
’Uomo Ragno, in versione animata, nonostante l’infinita serie di film che ha questo personaggio come protagonista
“I guardiani della galassia Vol. 3”
“La sirenetta
L’unica eccezione in queste prime posizioni è quella di “Oppenheimer”, per il resto i film che non appartengono a proprietà intellettuali già note nella top 100 si contano sulle dita di una mano. In pratica ispirarsi a un brand esistente è quasi indispensabile per portare le persone al cinema.
La regola del 20/80 si applica anche ai mercati più piccoli. In Italia un film indipendente, ma polarizzante come “C’è ancora domani” di Paola Cortellesi ha contribuito, da solo, per il 27% al totale degli incassi del cinema italiano del 2023.
Il problema non sono i film grossi, semmai il grosso numero di film distribuiti poco e male, che vanno a schiantarsi contro un pubblico disinteressato.
Il fenomeno è raccontato anche da Gabriele Niola su Il Post: “Negli ultimi quindici anni i film che sono usciti al cinema in Italia sono passati da 355 nel 2009 a 736 nel 2023, più del doppio, senza un corrispettivo aumento dei cinema o del totale degli incassi annuali. [...] Tra il 2007 e il 2019 (ultimo anno prima che la pandemia da COVID-19 cambiasse l’abitudine di andare al cinema e quindi gli incassi) il totale annuale del box office italiano ha oscillato intorno ai 600 milioni di euro, con alcune annate poco sopra e altre poco sotto, a seconda dei film usciti. Non c’è però nessuna relazione tra le oscillazioni degli incassi e gli aumenti o i cali del numero di film distribuiti. Più film quindi non significa più incassi, anzi significa meno incassi per un numero maggiore di film”.
Sospettato n3: la pandemia
Il Covid-19 è quello che più si avvicina ad un vero colpevole. Il suo arrivo ha disabituato un'intera generazione ad andare al cinema e, contemporaneamente, ha cambiato le regole dell’industria accorciando la finestra di esclusività dei film in sala, che arrivano sulle piattaforme streaming pochi giorni dopo l’uscita al cinema.
La crisi del cinema parte però molto prima della pandemia, che ha solo peggiorato un processo già in corso, iniziato addirittura pochi anni dopo l’arrivo della televisione. Il 2022 segna infatti il ventiduesimo anno consecutivo di declino per gli incassi cinematografici.
Matthew Ball però ha calcolato che il Covid ha accelerato la possibile morte del cinema di 15 anni, diminuendo drasticamente il numero di biglietti venduti per ciascuna persona.
Il vero colpevole: i giovani
Nel periodo che va tra il 2009 e il 2019 l’americano medio ha comprato il 20% in meno di biglietti del cinema. Esaminiamo però le singole fasce d’età:
Tra i 2 e gli 11 anni questa percentuale sale al 29%
Sale al 38% per le persone tra i 12 e i 17 anni
Arriva a un drammatico -44% per i giovani tra i 18 e i 24 anni, la cui presenza al cinema è quasi dimezzata nel corso di un decennio
Un tempo le persone tra i 18 e i 24 anni andavano al cinema per soddisfare un’altra serie di bisogni, e non solo per vedere film. Il cinema era un luogo d’incontro tra amici o per un primo appuntamento romantico. Era anche il posto dove portare fratellini minori, gli stessi che oggi vengono piazzati davanti ad un iPad con l’app di YouTube aperta.
Quella delle persone tra i 18 e i 24 anni è una generazione che il cinema ha probabilmente perso per sempre. Ci sono troppe alternative, più comode ed economiche, che soddisfano i loro bisogni di socialità e di contenuti. Da TikTok al già citato YouTube, passando per i giochi in rete come Fortnite e le piattaforme streaming, Disney+ in primis, mirate proprio ai desideri di questa generazione.
Il verdetto: come salvare il cinema
Nessuno ha trovato la soluzione ad un problema che rischia di creare un numero enorme di disoccupati, in America, ma non solo. Come accade con tutte le cose digitali, e anche il cinema lo è, la soluzione non si trova nel mezzo.
Da una parte c’è chi propone una mercificazione completa del cinema, e la creazione di un biglietto “all you can eat”, trasformando le sale in una sorta di Spotify o Netflix in prima visione, sperando di coinvolgere settori di pubblico che si sono allontanati.
Dall’altra c’è l’idea, forse più giusta, di feticizzare l’esperienza cinematografica, rendendola più lussuosa e distante dalle alternative casalinghe. Sale più comode, schermi più grandi ed esperienze più coinvolgenti. Magari sfruttando l’occasione di film evento come “Taylor Swift: The Eras Tour”, durante il quale le persone in sala si alzavano per ballare. Il tutto in cambio di un forte aumento del prezzo dei biglietti che, come detto, è rimasto abbastanza invariato negli anni.
Quest’estate ho letto “The Nolan Variations”, il bellissimo libro-intervista a Christopher Nolan. Nelle ultime pagine l’autore chiede al regista la ricetta per il film perfetto. La risposta di Nolan è una buona sintesi dello stato delle cose e delle possibili soluzioni: “Il pubblico è disposto a uscire di casa per vedere un film che sia anche un’esperienza. Eventi straordinari che non possiamo vedere in televisione, a casa o sul telefono. Stai semplicemente vivendo il momento, e un'esperienza in una specie di tempo reale. Una sensazione intensamente soggettiva che io definisco realtà virtuale senza occhiali. È questo che il pubblico è disposto a venire a vedere”.
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L’ascesa di giornalisti-creator.
Bellissimo articolo 😊
Secondo me ci sono anche altri fattori da prendere in considerazione:
- la saturazione del mercato causato dalle piattaforme streaming che ha generato una sorta di burnout da film.
- la soglia di attenzione sempre più bassa per film che tra l’altro durano sempre di più, oltre le 2h e passa (io per prima soffro per queste lunghezze estenuanti che spesso trovo siano solo inutili virtuosismi dei registi)
- la scarsissima qualità di molte produzioni, sicuramente conseguenza dei film di supereroi. Film con idee veramente originali se ne vedono pochi e questo credo che porti al cinema anche meno persone di fascia di età più grande dei 18-24