14 Commenti
ago 28Messo Mi piace da Andrea Girolami

Bellissimo articolo 😊

Expand full comment

Secondo me ci sono anche altri fattori da prendere in considerazione:

- la saturazione del mercato causato dalle piattaforme streaming che ha generato una sorta di burnout da film.

- la soglia di attenzione sempre più bassa per film che tra l’altro durano sempre di più, oltre le 2h e passa (io per prima soffro per queste lunghezze estenuanti che spesso trovo siano solo inutili virtuosismi dei registi)

- la scarsissima qualità di molte produzioni, sicuramente conseguenza dei film di supereroi. Film con idee veramente originali se ne vedono pochi e questo credo che porti al cinema anche meno persone di fascia di età più grande dei 18-24

Expand full comment
author

sì, i punti che citi sono giusti e sono quasi un corollario dei macro-trend di cui parlo nel post. Il problema è la grande quantità di film "non rilevanti" (vuoi per budget o per mancanza di idee) che frammentano ulteriormente un mercato in crisi di presenze. La durata dei film forse è un non-problema, i grandi incassi sono spesso legati a film molto lunghi, ma devono essere capaci di emergere per qualche ragione (cast, IP, idee etc)

Expand full comment

Ciao anche io scrivo di cinema qui, su Substack, e credo che la bulimia produttiva ed economica sia il vero problema. Il cinema non è più lo strumento per far sognare ma è diventato sempre di più intrattenimento. L’industria dell’intrattenimento, con la differenza che gli imprenditori sono le Major e piccoli cercano storielle che alcune volte vengono premiate, per cui resistono e continuano a creare contenuti che altrimenti non avrebbero creato. Contenuti (inutili) che si affiancano ad altri contenuti inutili. Il gioco perfetto delle piattaforme poiché mantengono gli utenti attivi.

Il problema vero è prendere come esempio gli Stati Uniti e la loro pigrizia mentale. Non fare scelte politiche. Non avere Netflix e andare al cinema equivale a girare in città a piedi per cercare di salvare il pianeta!

Expand full comment
author

ciao Marco, hai una visione molto romantica e un po' idealista delle cose che mi piace ma che non posso condividere. Il cinema, almeno nell'accezione americana occidentale, è nato come macchina capitalista, industriale e persino di propaganda. Si sogna ma solo perché qualcuno ci deve guadagnare insomma, e va bene così.

Expand full comment

C'è una bibliografia del presente testo? è un'analisi molto ben fatta, accurata e breve. Devo preparare una tesi di laurea sull'argomento, mi sarebbe molto utile, ne sarei grato :)

Expand full comment
author

ciao Riccardo, tutti i link sono nel testo del post, comunque ti consiglio da partire da questa analisi che lo ha ispirato nel complesso https://www.matthewball.co/all/movies2024

Expand full comment

Il cinema non è morto, è la sala cinematografica che sta male. Il cinema ha rotto gli argini e sta ovunque , ci avvolge, si fa abitare da noi. Il cinema si è fatto città.

Expand full comment
author

capisco cosa vuoi dire. Ma il cinema quando non è più in sala, e magari solo nelle piattaforme streaming si può chiamare ancora cinema? Qualcuno potrebbe dire che è semplicemente "content"

Expand full comment

C’è un libro ormai di venti anni fa che si chiama “the cinematic mode of production” che propone la teoria che il cinema sia diventato la nuova fabbrica “deterritorializzata” dove lo spettatore è messo al lavoro nella nuova catena di produzione di capitalista. È uno dei riferimenti centrali del lavoro che portò avanti sul concetto di cinematic urbanism, che poi è l’oggetto del mio Substack e del libro che uscirà il prossimo autunno per Agenzia X . Comunque capisco che ci siano degli ambiti in cui si parla di cinema riferendosi a formati di un ora e mezza che vanno nelle sale , ma la realtà è che quel prodotto sta diventando minoritario all’interno di un complesso industriale della produzione di immagine che ormai si è espanso in ogni direzione , fino ad essere nelle tasche di tutti.

Expand full comment
author

Interessante. Quando però leggo “spettatore messo al lavoro nella catena di produzione” penso subito a TikTok, algoritmi e social

Expand full comment
ago 28Messo Mi piace da Andrea Girolami

Indubbiamente, l’idea che riprendo da Beller è che il cinema classico è all’origine di un processo di produzione dell’immagine pervasivo che ormai si è espanso in una miriade di forme nuove. Per fare un parallelo, l’architettura classica del tempio greco basata sul trilite e con un numero limitato di espressioni tipologiche è all’origine dell’architettura contemporanea, e però ormai si è liberata tecnologicamente da ogni limitazione nella forma e dimensione. Ma come l’architettura ha sempre avuto una dimensione politica ed ideologica, così ce l’ha il cinema, anzi la mia idea è che oggi cinema e architettura si siano fusi insieme nel creare l’ambiente urbano interattivo in cui viviamo. Il film classico da un ora e mezza che vai a vedere in sala è come l’architettura costruita con pilastri, trave e frontone rispondendo alla sezione aurea: una forma storica, classica ma ormai resa marginale dalla proliferazione di forme più efficaci economicamente e nella gestione del potere.

Expand full comment

E comunque non penso che histories du cinema di Godard o True Detective in una piattaforma invece che nella sala diventino solo content.

Expand full comment

Autore: Jonathan Beller

Expand full comment