Come scrivere una newsletter di successo
Una guida facile, per crearla e farla crescere usando la piattaforma Substack
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Non sono il più grande esperto di newsletter in circolazione, ma penso che possa essere utile raccogliere in un unico post tutte le informazioni fondamentali per chi vuole iniziare a scriverne una, per chi l’ha già lanciata ma non sa bene come andare avanti, o per chi scrive con continuità e vorrebbe allargare il proprio pubblico.
Quando ho inaugurato la newsletter di Scrolling Infinito avrei avuto bisogno di una risorsa come questa che, senza la presunzione di essere definitiva, raccoglie qualche buona pratica con l’obiettivo di farvi risparmiare un po’ di tempo per concentrarvi su quello che è il cuore di ogni newsletter: la scrittura.
I consigli che ho messo in fila sono pensati per la creazione di una newsletter personale e non per quella di un brand (ma molte cose di buon senso possono andare bene per entrambe), che vive sulla piattaforma Substack.
Come ha scritto qualcuno Substack è una specie di Booking, dove al posto degli hotel c’è la parola scritta. Anche se il vostro progetto è presente su altre piattaforme, la quantità di traffico che Substack garantisce è una ragione sufficiente per far parte del suo network.
In questo post c’è anche il racconto di ciò che ho imparato creando una newsletter da quasi 7,000 iscritti e, soprattutto, l’esperienza di amici e colleghi che hanno newsletter ben più longeve, importanti e strutturate della mia. Trovate le loro parole nel paragrafo dedicato alla voce degli esperti.
Chi leggerà fino in fondo forse avrà altre domande, suggerimenti e dubbi. Sarebbe bello che lo spazio dei commenti di questo post diventasse un luogo di discussione e di integrazione, con l’idea di realizzare una versione riveduta, corretta e ampliata di questo articolo grazie alla collaborazione dei lettori.
Cosa troverete in questo post:
Le basi
Design
Come iniziare a scrivere
La strategia di pubblicazione
Come continuare a scrivere
Come far crescere la newsletter
Adesso che ho una newsletter che ci faccio?
La parola agli esperti: Valerio Bassan, Gianluca Diegoli, Pietro Minto, Francesco Oggiano
Le basi
Introduciamo subito quella che sarà una presenza ricorrente di questo post. Lenny Rachitsky è un ex product manager di Airbnb che, dopo aver lasciato il lavoro, ha iniziato un po’ per gioco a scrivere una newsletter su Substack.
Oggi la sua Lenny’s Newsletter ha più di 500k iscritti di cui una buona parte a pagamento, ed è diventata ovviamente un lavoro a tempo pieno. Lenny non è solo bravo a portare avanti il proprio progetto, ma anche a teorizzare gli elementi che possono portare una newsletter al successo: sono riflessioni utili per chiunque ne scriva una e che citerò a più riprese.
Cosa è davvero importante, e cosa no, in una newsletter? Scrive Lenny: “Cose che non sono importanti: il design, il titolo, la strategia, il piano di crescita, la visione. Cosa che invece sono importanti: la qualità, la consistenza”. Approfondiamo allora questi ultimi due concetti fondamentali.
Con il termine qualità intendiamo il valore che siamo in grado di creare per i nostri lettori. Siamo capaci di spiegare o insegnare qualcosa? Oppure di farli divertire? Il più grande errore che possiamo fare è confondere il valore che una newsletter può produrre per noi (diffondere il nostro brand commerciale o personale) con ciò che si aspettano le persone iscritte.
I pipponi autoreferenziali non interessano a nessuno, mentre articoli che contengono informazioni importanti, scritti da persone qualificate, sono tra le cose più preziose che si possono trovare online. Parafrasando qualcuno: “Non pensate cosa possono fare i vostri lettori per voi, ma cosa potete fare voi per i vostri lettori”.
Consistenza significa invece trovare un ritmo che possa andare bene per voi ed essere sicuri di rispettarlo. Ad esempio la newsletter che state leggendo arriva una sola volta al mese, ho preferito diradarla perché sapevo che questa sarebbe stata l’unica tempistica che sarei riuscito a rispettare tra i miei impegni lavorativi.
La consistenza è importante anche nel genere di post che scrivete: alternare diversi format è consigliabile, ma saltare di palo in frasca negli argomenti trattati, senza riuscire a descrivere un perimetro d’azione, è il secondo errore più grande che potete fare.
Rispettare queste due indicazioni, qualità e consistenza, è sufficiente per iniziare col piede giusto, ma se volete approfondire gli altri consigli di Lenny ne trovate un po’ qua elencati in modo semplice e rapido, tra cui: “Taglia dal 30% al 50% delle parole di ogni post, cerca di aggiungere sempre un elemento nuovo alla conversazione, il modo migliore per iniziare è iniziare”.
Design
Abbiamo appena scritto che la grafica di una newsletter non è importante, per questo assicuratevi che sia più semplice possibile. Date un’occhiata alle più grandi newsletter di Substack (io l’ho fatto), quasi tutte esibiscono una totale ignoranza dei più basilari principi di design e impaginazione, eppure hanno centinaia di migliaia di iscritti. Perché? Perché l’unica cosa che conta è quello che scrivete.
Impaginate la vostra newsletter in un’unica colonna, fate paragrafi di testo brevi e dividete il post in sezioni (con rispettivi titoli) che permettano una lettura veloce a chi scorre velocemente e vuole capire se è una cosa interessante o meno.
La maggior parte degli utenti leggerà il vostro post da un supporto mobile (più del 60% secondo i dati di Substack) quindi evitate loghi, colori e formattazioni che creano confusione. La leggibilità è l’elemento fondamentale, per questo il contrasto dei colori che sceglierete per personalizzare il vostro layout è fondamentale, nessuno vuole perdere una diottria leggendo quello che avete scritto.
Scegliete con cura il nome da inserire come autore dell’invio, è la prima cosa che le persone guardano quando ricevono una mail, prima dell’oggetto o dell’introduzione del testo. Se preferite che la vostra newsletter risulti inviata da una persona utilizzate il vostro nome di battesimo, altrimenti il brand che avete scelto per la vostra newsletter (io faccio così).
Anche in questo caso la consistenza è fondamentale, cambiare in corsa vorrebbe dire perdere un po’ della fiducia dei lettori, che avrebbero l’impressione di trovare uno sconosciuto nelle loro caselle di mail.
Come iniziare a scrivere
In tanti (anche Lenny) dicono: per iniziare una newsletter devi semplicemente metterti a scrivere. Però non tutti siamo bravi come lui né abbiamo un pubblico grande come le newsletter in lingua inglese, quasi nessuno poi è già famoso su altre piattaforme, condizione che aiuta a superare il cosiddetto cold start problem.
Stefano Feltri lanciando la sua newsletter Appunti ha raggiunto velocemente i 6k iscritti capitalizzando una visibilità televisiva e il precedente incarico come direttore del quotidiano Domani. Alla stessa maniera Alessandro Tommasi, fondatore ed ex direttore di Will, aveva già una community all’ascolto che ha indirizzato verso la sua lettera del venerdì, superando in poco tempo i 5k iscritti. La creator digitale Giulia Torelli ha più di 60k iscritti alla sua newsletter su Substack, merito di una community fedelissima costruita negli anni su Instagram.
Voi però non siete né un influencer né un ex direttore di giornale e partire con una newsletter da zero è dura. Come per ogni altro contenuto digitale anche le newsletter si muovono secondo il meccanismo della legge di potenza e le più grandi tenderanno a crescere più velocemente schiacciando chi entra in pista in un secondo momento. Ecco perché bisogna avere un vantaggio strategico ancor prima di iniziare a scrivere con regolarità, altrimenti il rischio è quello di non riuscire a raggiungere una soglia di lettori che possa giustificare lo sforzo.
Iniziate scrivendo qualcosa di importante. Gli inglesi lo chiamano “lead magnet”, io parlerei semplicemente di un post o di un contenuto notevole che possa farvi notare e vi aiuti a raccogliere una prima massa di iscritti in grado di mettere in moto l’effetto network della piattaforma Substack e spostarvi verso la testa della coda di distribuzione.
Quando ho scritto il libro Scrolling Infinito, come creare contenuti per vincere la guerra dell’attenzione, ho deciso di renderlo disponibile gratuitamente online e, a chi lo scaricava, ho chiesto in cambio la mail per l’iscrizione a questa newsletter, nata in un secondo momento.
Ok, lo ammetto: ho dovuto scrivere un intero libro per lanciare una newsletter, ma quando l’ho fatto c’erano già più di 2k persone pronte ad ascoltare quello che avevo da dire su un argomento in cui (spero) mi ero dimostrato competente.
Anche il buon Lenny consiglia la stessa cosa e racconta come ha raccolto le prime migliaia di iscritti con questo post, frutto di una lunghissima ricerca, e che viene regolarmente aggiornato, su come le più grandi App del mondo hanno guadagnato i loro primi 1000 utenti.
Una newsletter somiglia a un vecchio motore a scoppio, di quelli che bisogna avviare girando, come dei forsennati, una manovella. Ci vuole un grande sforzo per farlo partire, ma una volta messo in moto il meccanismo (lanciata la newsletter e trovato un format di scrittura continuativo), si va avanti anche grazie ai meccanismi di raccomandazione di Substack e al passaparola dei lettori. Questa differenza tra lancio e mantenimento è al centro del prossimo paragrafo.
La strategia di pubblicazione
Se iniziare una newsletter nel modo giusto può essere complicato la vera sfida è quella della costanza.
La tecnica usata da Lenny è quella di mescolare post “normali” con altri “epici” che possano servire per attrarre nuovi iscritti. Si tratta di un modo per dosare le energie, concentrandosi su interventi strutturati che possano funzionare in maniera esponenziale rispetto ad un post più semplice e breve, con meno valore percepito. In termini di acquisizione utenti un successo virale, verso un grande pubblico, è più utile di una decina di post che non escono dalla vostra community.
Pensare di avere un piano editoriale fatto soltanto di post epici è però irreale, per questo il content mix proposto da Lenny, alternando post semplici ad altri più densi, è la scelta migliore. Se non avete tempo o modo di strutturare articoli impegnativi potete concentrarvi su post normali inviati con maggiore regolarità o, all’opposto, come provo a fare con Scrolling Infinito, contributi più elaborati da distribuire in maniera più scarsa.
La scelta è tra costruire una community fondata sul rapporto con i lettori (tanti post inviati di frequente) o concentrarvi sulla capacità di portare valore ad una platea più estesa, tentando il jackpot del post epico (che per forza di cose sarà più faticoso e raro).
L’unica cosa da evitare è l’inconsistenza e la discontinuità, fallendo nel rispettare il patto editoriale fatto con i vostri lettori.
Substack consiglia di postare una volta a settimana, una tempistica che personalmente non riuscirei a sostenere. La mia sensazione è che, in un panorama informativo così inflazionato, il tentativo di essere presenti nella posta dei lettori con frequenza è una responsabilità che non va presa alla leggera.
Una buona idea è quella di chiedere direttamente ai vostri lettori i temi di cui scrivere. Io l’ho fatto con un breve sondaggio qui e ho scoperto diverse cose interessanti, come l’interesse della community per i libri, ma di questo parleremo un’altra volta.
Come continuare a scrivere
Lo abbiamo già scritto ma lo ripetiamo: quello che scrivete è l’unica cosa che conta davvero nella realizzazione di una newsletter.
Le due direttrici che ci devono guidare nella scrittura sono quella della concretezza e la capacità di aggiungere nuovi elementi alla discussione su un determinato tema. In entrambi i casi il solo modo di riuscirci è avere una competenza specifica, cioè scrivere di cose che si conoscono.
Per essere ancora più precisi: è consigliabile che la stesura di una newsletter rimanga un lavoro secondario perché c’è bisogno di un mestiere principale che possa creare la competenza che andremo ad analizzare con la scrittura. Scrive il solito Lenny: “Molte persone iniziano a scrivere senza aver fatto molto nella propria vita o carriera e così si trovano velocemente senza esperienze a cui fare riferimento. Ecco perché consiglio di continuare a lavorare, per non perdere contatto col mondo del lavoro reale”.
Mi sembra un consiglio particolarmente importante: la tentazione di mettere giù lenzuolate sul nulla esiste per tutti e, per evitarlo, serve riferirsi a esperienze lavorative e di vita pratiche e reali. Ci ho provato qualche mese fa raccontando del mio lavoro come coordinatore dei contenuti digitali di Mediaset in un post che, ironia della sorte, è tra i più verbosi che ho mai scritto.
Un altro elemento sottovalutato è quello della titolazione. Difficilmente i post della vostra newsletter riusciranno ad essere ben indicizzati su Google, a me non succede mai anche se si tratta di argomenti sempreverdi. Conviene allora pensare a dei titoli che possano essere parlanti, che spieghino in maniera chiara e accattivante il contenuto del post.
Molte newsletter che seguo hanno titoli piuttosto criptici, quasi da rivista periodica, che suscitano la curiosità di un pubblico iniziato alla materia, ma che lascia fuori persone potenzialmente interessate, che potrebbero intercettare il post nei social o all’interno della stessa piattaforma Substack.
C’è poi il problema di trovare argomenti e idee di cui scrivere, a questo riguardo posso solo raccontarvi il mio metodo di lavoro. Come altri autori di newsletter ho un documento condiviso, accessibile anche in mobilità da cellulare, dove prendo nota di tutto quello che mi viene in mente e che supera un primo scrutinio superficiale.
Cerco poi di leggere il più possibile, non soltanto dei temi di cui mi occupo, cercando di capire quali di queste tracce vale la pena portare avanti, aggiungendo dati, informazioni, citazioni e link a ciascuna delle idee nell’elenco. Col passare del tempo alcuni di questi appunti crescono fino a diventare bozze e si distinguono dal resto al punto da meritare una stesura più ordinata e magari la pubblicazione.
Soprattutto in questa fase di ideazione bisogna ricordarsi di non aver paura di sbagliare e sperimentare: per diventare una macchina di idee il mantra è sempre quello di produrre “Quantity with a little mix of quality”.
Come far crescere la newsletter
Per far crescere una newsletter ci vuole tempo. Ancor più difficile di essere costanti nella scrittura è riuscire a costruire un pubblico e riuscire ad allargarlo. Da questo punto di vista il tempo è la vostra arma principale.
Potete cercare di forzare la mano concentrandovi su post “epici”, ma anche in questo caso vi accorgerete che le curve di crescita sono spesso costanti, segno che i risultati sono frutto di un lavoro costruito negli anni.
Oltre alla pazienza l’altro vostro alleato è il meccanismo di raccomandazione di Substack: dovete assolutamente usarlo. Ogni newsletter su Substack ha la possibilità di consigliarne altre ai propri lettori, come accadeva alla blogroll di un tempo, per chi se la ricorda.
Le iscrizioni però non sono guidate solo dalla buona volontà dei lettori, ma anche da una serie di feature tecnologiche di Substack che invia notifiche e mail agli iscritti segnalando le vostre raccomandazioni in maniera decisa e riuscendo così a spostare un gran numero di teste nella direzione che indicherete.
Il gioco è quello di raccomandare ed essere raccomandati da newsletter amiche che seguite o stimate. In questo modo mescolerete il vostro pubblico con quello degli altri, riuscendo ad aggiungere diverse decine, centinaia o addirittura migliaia di iscritti nel giro di poco tempo.
La logica è la stessa che guida i featuring dei rapper o le TikTok House in cui i creator vivono assieme: collaborare e far parte di un network è il modo più veloce per essere scoperti e aumentare la propria fanbase in maniera organica.
Le raccomandazioni sono la principale ragione per cui vale la pena utilizzare Substack come piattaforma per la vostra newsletter. Selezionate chi raccomandare con cura: è l’arma più potente che avete per far sentire la vostra voce all’interno della community di Substack e ai vostri lettori.
All’estero si parla molto anche dei referrals e diverse tra le maggiori newsletter commerciali del mondo hanno fatto la loro fortuna utilizzandole con maestria. In pratica si invitano i lettori a consigliare ad amici e conoscenti la newsletter, chi riesce a portare un certo numero di iscritti ha accesso a una serie di ricompense.
Consulenze personalizzate, gadget, accessi ad eventi dal vivo o la possibilità di essere linkati nella stessa newsletter in uno spazio dedicato sono alcuni tra le tipologie di premi più utilizzati. I brand e i creator più importanti organizzano anche ricompense economiche, dispendiose ma che spesso valgono il prezzo dell’investimento.
Adesso che ho una newsletter che ci faccio?
La verità è che sto ancora cercando di capirlo.
Costruire una newsletter è un modo per sfuggire alla distribuzione algoritmica: a differenza dei creator attivi su altre piattaforme non c’è Zuckerberg o Musk che possa diminuire arbitrariamente la nostra reach, la capacità di raggiungere il pubblico dipende solo dalla nostra scrittura. Se poi Substack dovesse impazzire o fallire si può scaricare la lista indirizzi e iniziare da qualche altra parte.
Una newsletter serve a costruire un network e a trovare partner e collaborazioni. Si dice che il lavoro non va cercato, ma attratto. Vale per opportunità di business, ma anche per altri generi di occasioni: invece che mandare mail “a freddo” sarete voi a venire contattati da clienti che riconoscono la competenza che esprimete. Un modo più remunerativo e meno faticoso che cercare opportunità bussando porta a porta.
La crescita di una newsletter non è però un percorso infinito, soprattutto in Italia. Nell’ambito di cui mi occupo, tecnologia e cultura digitale, alcune tra quelle più importanti e brillanti si aggirano intorno ai 20k iscritti, dopo questa cifra la curva immagino tende ad arrestarsi.
Avere 20k è un gran risultato e garantisce la possibilità di parlare a una massa critica di persone, ma non si tratta di una quantità di pubblico in grado di garantire un sostegno economico sicuro. Questo sia nel caso pensiate di costruire una newsletter a pagamento (in Italia ci sono pochissimi casi, a ragione) o di offrire spazi promozionali a sponsor (saranno per forza di cose piuttosto settoriali e con un budget limitato).
La soluzione allora potrebbe essere quella di scartare di lato e pensare a prodotti collaterali alla newsletter che ha raggiunto il soffitto di cristallo. C’è chi lancia un podcast (ma siete proprio sicuri?), chi pensa ad eventi dal vivo e chi organizza e vende prodotti affini come corsi o libri.
Qualunque sia la vostra scelta è fondamentale sapere chi è il pubblico a cui vi rivolgete: età, gusti, provenienza e interessi. Il sondaggio che ho lanciato qualche tempo fa mi ha fatto capire molte cose interessanti sui lettori di questa newsletter, ad esempio l’alto numero di studenti iscritti, l’interesse per corsi di formazione e l’infinita varietà di professioni delle persone dall’altra parte dello schermo.
Una newsletter non è un fine ma un mezzo. L’obiettivo è quello di costruire una community interessata a cui proporre dei prodotti diversi, magari più facilmente monetizzabili, o che permettano di continuare a crescere quando avete già giocato tutti i jolly nella vostra mano.
Scrivere una newsletter serve soprattutto a chiarirsi le idee. Si dice che provare a spiegare un concetto è il modo migliore per comprenderlo. Come dice Joan Didion: “Scrivo soprattutto per capire cosa penso”.
La parola agli esperti: Valerio Bassan, Gianluca Diegoli, Pietro Minto, Francesco Oggiano
Valerio Bassan è autore della newsletter Ellissi (+14k iscritti), si occupa di strategia digitale e innovazione nel mondo dei media e della tecnologia.
Il consiglio più importante che daresti a chi scrive una newsletter o chi vuole iniziare a scriverne una?
Scrivi di un argomento che ti rende felice, e soprattutto trovane uno che ti costringa a imparare qualcosa di nuovo ogni volta. Coltiva un'ossessione senza farti ossessionare. E stai sempre vicino al tuo pubblico, grande o piccolo che sia, perché se lo merita.
Ellissi ha avuto una parentesi con una formula anche a pagamento: perché hai deciso di eliminarla? Che difficoltà hai incontrato?
Avere 120 membri paganti è un grande regalo, ma anche una discreta responsabilità: coltivare una membership significa garantire dei benefit regolari, e io avevo bisogno di ritrovare un palinsesto editoriale meno stringente. Ho quindi deciso di far tornare Ellissi a un modello completamente aperto, mettendo al primo posto la crescita organica del pubblico della newsletter.
Gianluca Diegoli è autore della newsletter [Mini]marketing (+15k iscritti), si occupa di consulenza su strategia di marketing, ha scritto libri e insegna allo IULM e in alcuni Master Executive.
Il consiglio più importante che daresti a chi scrive una newsletter o chi vuole iniziare a scriverne una?
Puntare a un'audience che sia non più grande di 50000 e non più piccola di 10000 potenziali interessati.
[Mini]marketing è partito tempo fa come blog e si è evoluto in newsletter. Che differenza c'è tra scrivere un blog e una newsletter? Cambia solo il metodo di distribuzione?
In fondo – parlo personalmente – non ci trovo molta differenza. Nel blog una volta la gente rispondeva nei commenti, poi ora direttamente alla mail, poi Substack ha rimesso un certo tipo di engagement. Diciamo che con il blog eri sempre più intermediato dall'algoritmo della SEO di Google, che francamente ho sempre detestato. Ecco, con la newsletter non c'è. Di base devi avere confidenza con la parola scritta. Ti deve piacere scrivere anche quando non ti legge nessuno, peggio di imparare a sciare: prima di divertirti passa del tempo.
Pietro Minto è autore di Link Molto Belli (+16k iscritti), si occupa di tecnologia e scrive su Il Post, Il Foglio, Lifegate, Linkiesta e altre testate. Nel 2021 ha pubblicato Come annoiarsi meglio (Blackie Edizioni) e l’e-book Cos’è Amazon (Einaudi).
Il consiglio più importante che daresti a chi scrive una newsletter o chi vuole iniziare a scriverne una?
Ciao Andrea! Il mio consiglio è di non scrivere pipponi. In generale, forse, ma nelle newsletter in particolare. Cerco sempre di ricordare che le newsletter sono mail, posta elettronica che mandi a gente che non conosci, quindi è meglio andare subito al punto e non scrivere "longform", santo cielo. Avere una "funzione" (una passione, un "servizio" che vuoi offrire con la tua newsletter) e non scrivere pipponi, quindi.
Link Molto Belli è una delle newsletter più longeve che conosco: come hai visto cambiare il panorama di questo formato distributivo negli anni?
Mi pare che le newsletter si siano professionalizzate: se prima erano blog, al massimo fanzine, adesso vorrebbero essere magazine. E poi c'è gente che fa growth hacking, spam e cose del genere, sigh. Spero che questa wave e l'ascesa della piattaforma Substack (che è uso, è gratis!) non rovini il giochetto, che rimane comunque spedire mail agli sconosciuti. Chissà, magari finiscono i soldi prima e siamo a posto così.
Francesco Oggiano è autore di Digital Journalism (+20k iscritti) è uno dei volti di Will, autore di podcast e del libro "Sociability, Come i social stanno cambiando il nostro modo di informarci e fare attivismo" (Edizioni Piemme 2022).
Il consiglio più importante che daresti a chi scrive una newsletter o chi vuole iniziare a scriverne una?
Cercati una nicchia, trovati una cosa di cui sei ossessionato, coltivala e fai una newsletter su quella nicchia, non deve essere una newsletter generica sui tuoi pensieri.
Sei tra i pochi che vedo in Italia a sperimentare col meccanismo dei referral: come sta andando? Funzionano?
I referral non stanno andando né benissimo né malissimo, diciamo medio. È una cosa che in Italia ancora non c’è e va capita, quindi non stanno andando a livello di fuochi d’artificio. Diciamo che è una cosa gratuita di cui uno può approfittare, ma credo molto di più al passaparola o nell’inoltro delle mail.
Come creare contenuti che funzionano?
Qualche giorno fa sono stato invitato dall’Università di Bologna per parlare di Scrolling Infinito davanti ad un’aula di 150 studenti. La soddisfazione di poter commentare i video di Luis Sal in una delle più importanti università italiane non ha prezzo.
Se vuoi approfondire i temi di Scrolling Infinito e parlare di contenuti nella tua agenzia, azienda o scuola rispondi a questa mail o scrivimi con il tasto qui sotto.
Ho portato Scrolling Infinito in aziende e agenzie come Mondadori Media e GialloZafferano, Sketchin, Gummy Industries, Imille, Undesign o scuole come IULM, INCOM Università di Bologna, ALMED Università Cattolica e Master Publitalia.
Scrolling Infinito è anche di carta
Il libro Scrolling Infinito, come creare contenuti per vincere la guerra dell’attenzione è disponibile online gratuitamente e lo sarà per sempre.
Chi vuole ora però può comprare la versione cartacea: leggere tenendo una copia in mano è più comodo, senza contare la soddisfazione di aggiungerlo alla libreria o regalarlo a chi vuoi bene.
Segnalibri - speciale newsletter
La community di chi scrive cose interessanti è molto più grande delle newsletter che segnalo nei raccomandati. Eccone altre tra quelle che incontro più spesso e con più piacere.
Ti spiego il dato: dati, giornalismo e molto altro, di Donata Columbro.
No Reason To Be Shy: marketing e analisi di Giorgio Soffiato.
Heavy Meta: videogiochi e nerdate varie di Lorenzo Fantoni.
Koselig: belle riflessioni su modernità e cultura digitale di Mafe De Baggis.
Commestibile: mangio e bevo qualsiasi cosa ma quando mi voglio dare un tono leggo Roberta Abate.
[tl;rl]: marketing e molto altro da qualcuno che ne sa a pacchi come Domitilla Ferrari.
La colazione dei campioni: per rimanere sul pezzo del digitale, di Gianvito Fanelli.
Futuri preferibili: il mondo come potrebbe essere, o come dovrebbe, di Matteo Roversi e Paolo Gervasi.
Extra Colas: manager, giornalista, agitatore culturale, scrive di musica quando ne ha voglia, di Emiliano Colasanti
Video belli e dove trovarli: uno sguardo sulla comunicazione video da chi i video li pensa e li produce, di Niccolò Di Vito.
In Case You Missed: un prezioso bigino sul meglio della comunicazione pubblicitaria, di Domenico Loperfido.
Friday’s Espresso: prezioso approfondimento sul mondo dei format televisivi, di Axel Fiacco.
Questioni d’orecchio: la newsletter italiana di riferimento sul mondo dei podcast, di Andrea F. de Cesco.
Chissenefrega: un approfondimento sulla creatività, di Erica Cariello.
Aiutami a migliorare Scrolling Infinito
Ho creato un breve sondaggio per capire come migliorare la newsletter. Se ti va rispondi a poche domande cliccando il tasto qui sotto, ovviamente è completamente anonimo.
Onorata di ritrovarmi tra i consigli, ma soprattutto felice di constatare che il mio "(non) metodo" è quello che funziona: persistenza - non potrei più fare a meno della periodicità settimanale - e cercare di garantire la massima qualità. Tutte le ore impiegate per la newsletter sono le meglio spese della giornata.
Le newsletter, almeno per me, sono quei post dove alcuni post normali diventano epici, e quelli pensati per essere epici alla fine non lo sono poi così tanto. Anche se non ci sono gli algoritmi social di mezzo, ogni tanto la viralità “capita” (e i sondaggi sul pubblico spesso non lo prevedono :))