19 Commenti
lug 14Messo Mi piace da Andrea Girolami

Ammetto che avevo pure io un pregiudizio su questo tema (pur amando la tecnologia, visto che ne ho fatto il mio lavoro) e sei riuscito a farmi cambiare idea. Complimenti 😊!

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lug 6Messo Mi piace da Andrea Girolami

Ottimo lavoro davvero!

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lug 15Messo Mi piace da Andrea Girolami

Ottimo Articolo Andrea!

Il mio pensiero è che quando si tratta di indagare il rapporto tra media (in questo caso digitali) individuo e società, é sui contenuti, sui messaggi, sui modelli sociali e in generale sulla "costruzione sociale della realtà" che dovremmo interrogarci.

Mi riferisco ad un approccio forse più in linea con alcune delle teorie sullo studio dei Mass Media, penso alla teoria degli usi e gratificazioni (Questa teoria considera il pubblico come attivo e orientato verso uno scopo nell'utilizzo dei media, cercando di soddisfare bisogni specifici come bisogni cognitivi, affettivi, di integrazione personale e di integrazione sociale) Oppure all'approccio culturale di Edgar Morin, che considera i mass media come agenti di socializzazione che influenzano l'apprendimento di valori, norme e modelli culturali.

Anche per quanto riguarda gli aspetti più psicologici e neurobiologici, forse più che sugli strumenti, mi focalizzerei sui contenuti, le modalità di interazioni possibili in contesti mediati da piattaforme social e su come i funzionamenti di tali piattaforme (vedi la tendenza a creare bolle di interesse) possano influire sugli schemi di pensiero delle persone, sulle loro reazioni emotive, sulla loro costruzione identitaria e più in generale sulla percezione della realtà.

É una questione molto molto complessa, probabilmente molto più complessa di quella che si trovarono ad affrontare gli studiosi della comunicazione di massa negli anni 60 (più o meno), ma credo che sia proprio in continuità con quegli studi che vada affrontatata la questione.

In conclusione, per comprendere appieno l'impatto dei media digitali sull'individuo e la società, dobbiamo guardare oltre la tecnologia e concentrarci sul potere trasformativo dei contenuti che questa permette di veicolare e sulle modalità di fruizione che abilita.

my two cents

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Grazie mille per la qualità di questo articolo!

Cercare un unico colpevole (la tecnologia/gli smartphone) a problemi così complessi è pura semplificazione.

Fattori sociali, economici, ambientali e relazionali giocano un ruolo troppo importante per passare in secondo piano. Lo hai ricordato molto bene.

Sta anche a noi andare oltre alla polemica “smartphone si/smartphone no” spostando l’attenzione su ciò che le nuove generazioni sono chiamate ad affrontare (pressioni, competitività sempre più forte, modelli produttivi e sociali escludenti ecc. ecc.).

Torniamo a guardare la luna, non il dito 🙌🏻

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grazie! Spero che possa circolare il più possibile, c'è tanta disinformazione sull'argomento

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Grazie Andrea per questo pezzone, come sempre ben documentato e che riesce a illuminare l'argomento da tanti lati.

Soprattutto riesci a ricordare quello che ho sentito dire a Vera Gheno in una puntata di Videns, cioè che "viviamo in una società complessa, e la società complessa, da un punto di vista cognitivo, richiede risposte complesse".

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Grazie Andrea, le risposte complesse sono scomode, soprattutto quando vanno contro quello che sentiamo di pancia. Mi piacerebbe leggere un approfondimento sul perché c’è questa paura atavica nei confronti degli smartphone (e della tecnologia in genere)

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Ciao Andrea, hai scritto un post esaustivo e ben argomentato. Sono rimasto impressionato. E devo ammettere che anch'io, coma una lettrice che ha commentato il tuo post, sono stato condizionato dal clima di allarmismo generato dai media e dalla stampa, valutando lo smartphone come uno strumento pericoloso tout court. Invece, la realtà è sempre più complessa di come si immagina. Il disagio dei giovani e degli adolescenti va analizzato in un contesto più ampio e articolato, non si può dare la colpa ad uno strumento, che come tale va gestito, non demonizzato.

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Grazie Piero, commenti come il tuo ripagano la ricerca. La tentazione di addebitare tutta la responsabilità ad uno strumento capro espiatorio c’è sempre, ma come la famosa battuta de “Il Divo” di Sorrentino: “la situazione era un po’ più complessa”

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Non faccio che accordarmi agli altri complimenti. Davvero un articolo ricco ed esaustivo. Che va controcorrente e porta sul tavolo in maniera precisa l’agognata correlazione “cellulare-salute mentale adolescenti”.

Lo smartphone è uno strumento, la situazione e condizione in cui ci si trova e successivamente il modo e l’utilizzo che se ne fa determina il risultato: strumento benigno o maligno

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Grazie Francesco, come dici tu lo smartphone è uno strumento di cui spesso discutiamo l’aspetto (forse) deteriore ma che erroneamente tendiamo ormai a dare per scontato

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Ciao Andrea, per me best puntata di Scrolling Infinito, letta tutta con moltissimo interesse!

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ciao Alessandra, mi fa molto piacere, sicuramente è la newsletter a cui ho lavorato di più. Spero possa circolare il più possibile perché c'è molto bisogno di aggiustare la narrazione sull'argomento

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Complimenti, ogni tesi è avvalorata da studi e approfondimenti. Le variabili del disagio mentale giovanile e non solo sono talmente tante che il mezzo con cui sono veicolate è l’ultimo dei problemi. O comunque non è il punto di partenza.

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grazie Luca, ho cercato di approfondire il più possibile perché volevo capire anche io il più possibile come stanno le cose

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Grazie Andrea, questa è veramente un'uscita strepitosa e molto utile

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ciao Pietro, grazie davvero, ci ho lavorato molto, spero possa circolare il più possibile

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Wow complimenti un’analisi stupenda che dati alla mano offre un punto di vista meno facile da accettare ma forse più realistico. Non sono gli smartphone il problema

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grazie Roberta. Sì, non c'è prova scientifica che gli smartphone siano dannosi, ma in qualche modo è una verità che non riusciamo ad accettare, fenomeno per certi versi strano, forse abbiamo bisogno di un capro espiatorio

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