C'è da dire che tutti i pipponi di Hamish Mackenzie sono retorici, perché servono a tirare l'acqua al mulino di Substack e farsi passare come se stessero facendo una rivoluzione alla Steve Jobs. Però devo dire che non mi dispiacciono, sono piacevoli letture. 😄
Io però ho qualche dubbio. Seguo alcuni creators, alcuni li supporto su Substack, alcuni su Patreon, uno su Spotify. Ma c’è un limite sia al mio tempo che al mio budget per supportare i creators. Per supportarne uno nuovo devo mollarne uno vecchio. In definitiva si ritorna al modello “allora ti becchi le pubblicità” (che ha reso YouTube borderline inutilizzabile) oppure agli Hunger Games. Insomma anche questo nuovo paradigma non mi pare così sostenibile sul lungo periodo.
in verità i supporti principali della creator economy sono proprio quelli della pubblicità diretta (branded partnership tra marchi e creator) e indiretta (adsense di youtube e revenue share con i creator). Non penso che i nostri abbonamenti potranno mai sostenere la baracca
Non so se i podcast rosicchiano la radio che pare tenere, di certo i big hanno creato Community, oltre quelli che citi tu Stefano Nazzi è un caso incredibile
Analisi molto interessante ed accurata (hai appena guadagnato un iscritto), che ho condiviso anche sul mio profilo Linkedin. Naturalmente, anche per Substack, parliamo di una realtà che deve monetizzare e non va "beatificata", ma ci sono solo da qualche giorno e devo dire che mi ha sul serio molto colpito per utilità e funzionalità.
L'editor è fantastico, super completo ed intuitivo. Di fatto, se hai una community, non ha più senso aprire un blog su wordpress e puoi gestire tutto da qui. Io ho abbonati sul mio sito fufflix.it, che ho trasferito tutti qui in poche mosse, dando loro accesso ai contenuti riservati.
E vedo che i numeri sono buoni, almeno per ora. Vediamo come si evolverà. Non mi dimentico quanto traffico organico GRATUITO dava Facebook ai primi tempi, ai siti che postavano articoli via pagine fan. Poi la piattaforma ha fatto il botto, si è saturata, è crollata la visibilità e pure pagando facevi un decimo dei numeri fatti prima gratis. Speriamo non accadano cose simili qui, ma in generale sono già anni che sperimento "l'autopubblicazione" e devo dire che va bene, con risultati finalmente buoni anche in Italia.
ciao Germano e grazie per le belle parole. La possibile "enshittification" di Substack è un pericolo reale e anzi ne vorrei proprio scrivere a breve...
Sì, temo che possa succedere proprio ciò che è successo con Facebook dopo la sua quotazione e l'arrivo di tanti (troppi) utenti. La piattaforma è molto peggiorata sotto tanti punti di vista, in primis quello della visibilità organica data a profili e pagine fan, crollata drasticamente.
Poi i ban casuali e spesso automatici fatti con deficienza artificiale, le ads scam e tanto altro che oramai la infesta a la rende, almeno per i creator professionisti che la usano per lavoro, poco sicura e poco libera.
Qui c'è veramente tutto ciò che serve per comunicare e fidelizzare al meglio i propri lettori, ma ho appunto il terrore che diventando troppo mainstream anche Substack finisca inesorabilmente verso certe dinamiche.
Ovviamente, è nata con scopi ed organizzazione totalmente diversi rispetto a Facebook e spero non perderà il focus, ma il rischio di un deterioramento c'è purtroppo. E va concepito.
le piattaforme fanno soldi facendo rimanere in piattaforma e vendendo adv, quindi per loro conta il tempo speso. Ma i creator fanno soldi vendendo prodotti digitali e fisici, membership e servizi e per loro è più importante il legale che si crea con la community del tempo totale, anche se ovviamente le due cose sono legate
C'è da dire che tutti i pipponi di Hamish Mackenzie sono retorici, perché servono a tirare l'acqua al mulino di Substack e farsi passare come se stessero facendo una rivoluzione alla Steve Jobs. Però devo dire che non mi dispiacciono, sono piacevoli letture. 😄
Si si ma infatti me li leggo tutti i suoi articoli, poi mi ricordo che sta cercando di vendermi qualcosa
Io però ho qualche dubbio. Seguo alcuni creators, alcuni li supporto su Substack, alcuni su Patreon, uno su Spotify. Ma c’è un limite sia al mio tempo che al mio budget per supportare i creators. Per supportarne uno nuovo devo mollarne uno vecchio. In definitiva si ritorna al modello “allora ti becchi le pubblicità” (che ha reso YouTube borderline inutilizzabile) oppure agli Hunger Games. Insomma anche questo nuovo paradigma non mi pare così sostenibile sul lungo periodo.
in verità i supporti principali della creator economy sono proprio quelli della pubblicità diretta (branded partnership tra marchi e creator) e indiretta (adsense di youtube e revenue share con i creator). Non penso che i nostri abbonamenti potranno mai sostenere la baracca
Ciao, bel pezzo come sempre. Da consumatore mi permetto di suggerire alla tua lista:
* Luca Bizzarri che con il suo podcast l'anno scorso si è riempito i teatri
* Alessandro Barbero che certo non ha cominciato con i podcast ma gli hanno dato una spinta non da poco.
Il "popolo in macchina" si è stancato della Radio, e trova nel podcast un contenuto migliore e "più adatto" a quel tempo.
Non so se i podcast rosicchiano la radio che pare tenere, di certo i big hanno creato Community, oltre quelli che citi tu Stefano Nazzi è un caso incredibile
Analisi molto interessante ed accurata (hai appena guadagnato un iscritto), che ho condiviso anche sul mio profilo Linkedin. Naturalmente, anche per Substack, parliamo di una realtà che deve monetizzare e non va "beatificata", ma ci sono solo da qualche giorno e devo dire che mi ha sul serio molto colpito per utilità e funzionalità.
L'editor è fantastico, super completo ed intuitivo. Di fatto, se hai una community, non ha più senso aprire un blog su wordpress e puoi gestire tutto da qui. Io ho abbonati sul mio sito fufflix.it, che ho trasferito tutti qui in poche mosse, dando loro accesso ai contenuti riservati.
E vedo che i numeri sono buoni, almeno per ora. Vediamo come si evolverà. Non mi dimentico quanto traffico organico GRATUITO dava Facebook ai primi tempi, ai siti che postavano articoli via pagine fan. Poi la piattaforma ha fatto il botto, si è saturata, è crollata la visibilità e pure pagando facevi un decimo dei numeri fatti prima gratis. Speriamo non accadano cose simili qui, ma in generale sono già anni che sperimento "l'autopubblicazione" e devo dire che va bene, con risultati finalmente buoni anche in Italia.
ciao Germano e grazie per le belle parole. La possibile "enshittification" di Substack è un pericolo reale e anzi ne vorrei proprio scrivere a breve...
Sì, temo che possa succedere proprio ciò che è successo con Facebook dopo la sua quotazione e l'arrivo di tanti (troppi) utenti. La piattaforma è molto peggiorata sotto tanti punti di vista, in primis quello della visibilità organica data a profili e pagine fan, crollata drasticamente.
Poi i ban casuali e spesso automatici fatti con deficienza artificiale, le ads scam e tanto altro che oramai la infesta a la rende, almeno per i creator professionisti che la usano per lavoro, poco sicura e poco libera.
Qui c'è veramente tutto ciò che serve per comunicare e fidelizzare al meglio i propri lettori, ma ho appunto il terrore che diventando troppo mainstream anche Substack finisca inesorabilmente verso certe dinamiche.
Ovviamente, è nata con scopi ed organizzazione totalmente diversi rispetto a Facebook e spero non perderà il focus, ma il rischio di un deterioramento c'è purtroppo. E va concepito.
Lavorando con le community mi interessa molto il tuo pensiero di questo passaggio per alcuni creators. Perché secondo te é così importante?
le piattaforme fanno soldi facendo rimanere in piattaforma e vendendo adv, quindi per loro conta il tempo speso. Ma i creator fanno soldi vendendo prodotti digitali e fisici, membership e servizi e per loro è più importante il legale che si crea con la community del tempo totale, anche se ovviamente le due cose sono legate