Ciao Andrea, grazie per il tuo lavoro! A costo di fare di me stessa il classico stereotipo della scrittrice che fa fatica a stare al passo con i tempi (il che fa un po' ridere, essendo io "peak millennial" classe 1989, ma ormai la mia generazione è oltre lo zeitgeist), confesso di identificarmi con la creativa che ammette di fare fatica a essere creator con una punta di orgoglio. Non che non ci abbia provato: ho due profili instagram diversi per condividere i miei contenuti (che corrispondono a due "prodotti" diversi, uno dei quali è in collaborazione con un'altra creativa che ha sicuramente la stoffa della creator) e ho messo insieme un seguito decente e affezionato. Ma il mio problema, nel fare il passo da creativa a creator, è il tempo. Io non ho il tempo di fare la creator, se voglio fare bene il mio lavoro di creativa e crescere come creativa. Non saprei come andare oltre un semplice post Instagram o LinkedIn di condivisione dei miei scritti - perché è curando quegli scritti che ho qualcosa da condividere. E poi, sì, ci sono le mie naturali inclinazioni. Amo entrare in uno stato di flusso scrivendo un pezzo, e i miei pezzi arrivano sempre se mi ci butto in quella maniera lì; se non mi ci butto per quella che sono, non arrivano. Qual è il senso, quindi? È quella lì che sono - non altro.
La soluzione al tempo e alle inclinazioni che mancano è chiaramente la delegazione a persone che invece hanno entrambe le cose, e le mettono al tuo servizio in cambio di un investimento economico. Purtroppo per il momento l'investimento sarebbe tutto di tasca mia e non so quanto abbia senso, per una scrittrice "classica".
Ho letto tutto Scrolling Infinito e so benissimo che per certi versi faccio parte della resistenza silenziosa. Non sono fuori dal mondo in questo senso - la mia voce online esiste - ma ancora non sono riuscita a trovare il senso ultimo di fare una cosa che non mi corrisponde (soprattutto in un momento della mia vita e carriera in cui posso finalmente permettermi di essere me stessa, perché piegarmi alle logiche altrui mi ha distrutta in passato), anche perché il ritorno economico è un terno al lotto in ogni caso.
ciao Erica, prima di tutto grazie per il bellissimo commento e anche per aver compreso appieno lo spirito del mio post (nelle cose positive e anche quelle più dure). Penso che alla base di tutto non si debba mai andare contro le proprie inclinazioni, non siamo qui per fare violenza o forzarci, ma già prendere coscienza del proprio stato è il primo passo per muoversi meglio e, come dici tu, in caso delegare. Per il resto una possibile soluzione, che probabilmente non ti interessa, è quello di imparare a buttarsi, pubblicare qualcosa anche se non è perfetto, lavorare su una "prototipazione rapida" dove fare molte cose ci insegna più che farne poche ma molto curate, però appunto questa è un'attitudine da creator che non a tutti deve piacere, un abbraccio
Grazie mille Andrea, e la soluzione che proponi mi interessa! Un po' mi sto già buttando, ma devo provare a farlo di più, invece di optare per un approccio tutto/niente o bianco/nero che pretende la perfezione e/o rischia di non farsi incuriosire dalla realtà delle cose. Le inclinazioni quelle sono e quelle probabilmente rimarranno, ma è anche qui che viene fuori la creatività che accomuna creativi e creator :) buon lavoro e grazie per condividerlo con noi!
Che fortuna avere un papà e una mamma così, forse hai preso il meglio da entrambi? :)
Note personali a parte, leggendoti mi è venuto da pensare "Se il creator non sei tu, per forza dovrà esserlo qualcun altro"... ma io sto pensando alla dimensione di agenzia, dove a volte (spesso?) ci sono figure creative con grandi idee, che non si sporcano le mani a renderle adatte al l'obbiettivo, all'audience, ecc. Deve esserci sempre qualcun altro (uno strategist, un digital marketing manager, ecc.) a fare il creator, a far funzionare le cose.
Detto ciò, terrei separate le considerazioni tra creativi/creator intesi come intrattenitori dell'attuale era social dai giornalisti: questi ultimi spero ancora (romanticamente?) che lavorino per cercare e portare in superficie verità scomode... E che sia anche un po' dovere degli utenti andarsi a recuperare il loro lavoro.
ciao Elena, grazie per il feedback. Devo darti una brutta notizia però: i giornalisti tra tutti sono quelli che più si stanno trasformando in creator, anche perché sanno come disintermediare il rapporto con le loro community (vedi Costa ma anche tanti altri), il problema forse sono quelli che non lo fanno :)
Sì hai ragione e non è neanche una brutta notizia :) Solo che, come per tutte le cose, bisogna farlo bene e tenendo a mente l'obiettivo finale, che è informare (o dovrebbe essere :D)
L’ultima puntata appena pubblicata della mia Newsletter tratta lo stesso argomento visto da un’angolazione diversa, un po’ forse a completamento di quello di cui hai parlato tu qui, e cioè della fatica, con tutti gli annessi e connessi, che si fa oggi se si è dei creativi puri, distanti per attitudine e propensione dalla versione “aggiornata” di creator.
Ed è bello vedere come ogni cosa può essere sviscerata in più modi, ognuno capace di evidenziare un frammento diverso della stessa verità. Del resto, il fine di queste riflessioni non è mai dare risposte definitive, ma provare a generare altre domande, altre riflessioni, altre possibilità.
E la mia riflessione, infatti, apre ad un nuovo sguardo, diverso dal tuo, ma forse, appunto, complementare e necessario: e cioè che essere creativi puri, senza l’urgenza di performare, produrre, monetizzare, sembra quasi un atto fuori tempo, eppure necessario.
Dare forma al pensiero, anche quando questo significa restare ai margini, anche quando non produce risultati visibili o misurabili, è diventato un fatto raro e forse, proprio per questo, ancora più prezioso. In un tempo che ci chiede di correre sempre più veloce, scegliere la lentezza, la profondità, la coerenza con sé stessi è certamente un atto controcorrente. Forse non strategico, ma profondamente autentico.
Newsletter illuminante e con possibili paragoni con il passato: che siano arrivati fino a noi più creator (Michelangelo, Raffaello, Caravaggio, ecc.) che creativi (tutti quegli artisti di cui non ricordiamo più il nome)?
Ciao Andrea, grazie per il tuo lavoro! A costo di fare di me stessa il classico stereotipo della scrittrice che fa fatica a stare al passo con i tempi (il che fa un po' ridere, essendo io "peak millennial" classe 1989, ma ormai la mia generazione è oltre lo zeitgeist), confesso di identificarmi con la creativa che ammette di fare fatica a essere creator con una punta di orgoglio. Non che non ci abbia provato: ho due profili instagram diversi per condividere i miei contenuti (che corrispondono a due "prodotti" diversi, uno dei quali è in collaborazione con un'altra creativa che ha sicuramente la stoffa della creator) e ho messo insieme un seguito decente e affezionato. Ma il mio problema, nel fare il passo da creativa a creator, è il tempo. Io non ho il tempo di fare la creator, se voglio fare bene il mio lavoro di creativa e crescere come creativa. Non saprei come andare oltre un semplice post Instagram o LinkedIn di condivisione dei miei scritti - perché è curando quegli scritti che ho qualcosa da condividere. E poi, sì, ci sono le mie naturali inclinazioni. Amo entrare in uno stato di flusso scrivendo un pezzo, e i miei pezzi arrivano sempre se mi ci butto in quella maniera lì; se non mi ci butto per quella che sono, non arrivano. Qual è il senso, quindi? È quella lì che sono - non altro.
La soluzione al tempo e alle inclinazioni che mancano è chiaramente la delegazione a persone che invece hanno entrambe le cose, e le mettono al tuo servizio in cambio di un investimento economico. Purtroppo per il momento l'investimento sarebbe tutto di tasca mia e non so quanto abbia senso, per una scrittrice "classica".
Ho letto tutto Scrolling Infinito e so benissimo che per certi versi faccio parte della resistenza silenziosa. Non sono fuori dal mondo in questo senso - la mia voce online esiste - ma ancora non sono riuscita a trovare il senso ultimo di fare una cosa che non mi corrisponde (soprattutto in un momento della mia vita e carriera in cui posso finalmente permettermi di essere me stessa, perché piegarmi alle logiche altrui mi ha distrutta in passato), anche perché il ritorno economico è un terno al lotto in ogni caso.
ciao Erica, prima di tutto grazie per il bellissimo commento e anche per aver compreso appieno lo spirito del mio post (nelle cose positive e anche quelle più dure). Penso che alla base di tutto non si debba mai andare contro le proprie inclinazioni, non siamo qui per fare violenza o forzarci, ma già prendere coscienza del proprio stato è il primo passo per muoversi meglio e, come dici tu, in caso delegare. Per il resto una possibile soluzione, che probabilmente non ti interessa, è quello di imparare a buttarsi, pubblicare qualcosa anche se non è perfetto, lavorare su una "prototipazione rapida" dove fare molte cose ci insegna più che farne poche ma molto curate, però appunto questa è un'attitudine da creator che non a tutti deve piacere, un abbraccio
Grazie mille Andrea, e la soluzione che proponi mi interessa! Un po' mi sto già buttando, ma devo provare a farlo di più, invece di optare per un approccio tutto/niente o bianco/nero che pretende la perfezione e/o rischia di non farsi incuriosire dalla realtà delle cose. Le inclinazioni quelle sono e quelle probabilmente rimarranno, ma è anche qui che viene fuori la creatività che accomuna creativi e creator :) buon lavoro e grazie per condividerlo con noi!
Che fortuna avere un papà e una mamma così, forse hai preso il meglio da entrambi? :)
Note personali a parte, leggendoti mi è venuto da pensare "Se il creator non sei tu, per forza dovrà esserlo qualcun altro"... ma io sto pensando alla dimensione di agenzia, dove a volte (spesso?) ci sono figure creative con grandi idee, che non si sporcano le mani a renderle adatte al l'obbiettivo, all'audience, ecc. Deve esserci sempre qualcun altro (uno strategist, un digital marketing manager, ecc.) a fare il creator, a far funzionare le cose.
Detto ciò, terrei separate le considerazioni tra creativi/creator intesi come intrattenitori dell'attuale era social dai giornalisti: questi ultimi spero ancora (romanticamente?) che lavorino per cercare e portare in superficie verità scomode... E che sia anche un po' dovere degli utenti andarsi a recuperare il loro lavoro.
Grazie per gli stimoli alla riflessione!
ciao Elena, grazie per il feedback. Devo darti una brutta notizia però: i giornalisti tra tutti sono quelli che più si stanno trasformando in creator, anche perché sanno come disintermediare il rapporto con le loro community (vedi Costa ma anche tanti altri), il problema forse sono quelli che non lo fanno :)
Sì hai ragione e non è neanche una brutta notizia :) Solo che, come per tutte le cose, bisogna farlo bene e tenendo a mente l'obiettivo finale, che è informare (o dovrebbe essere :D)
Subito Creator Masterclass con tua mamma!
Ahahah titolo “come creare il fermaporta perfetto”
L’ultima puntata appena pubblicata della mia Newsletter tratta lo stesso argomento visto da un’angolazione diversa, un po’ forse a completamento di quello di cui hai parlato tu qui, e cioè della fatica, con tutti gli annessi e connessi, che si fa oggi se si è dei creativi puri, distanti per attitudine e propensione dalla versione “aggiornata” di creator.
Ed è bello vedere come ogni cosa può essere sviscerata in più modi, ognuno capace di evidenziare un frammento diverso della stessa verità. Del resto, il fine di queste riflessioni non è mai dare risposte definitive, ma provare a generare altre domande, altre riflessioni, altre possibilità.
E la mia riflessione, infatti, apre ad un nuovo sguardo, diverso dal tuo, ma forse, appunto, complementare e necessario: e cioè che essere creativi puri, senza l’urgenza di performare, produrre, monetizzare, sembra quasi un atto fuori tempo, eppure necessario.
Dare forma al pensiero, anche quando questo significa restare ai margini, anche quando non produce risultati visibili o misurabili, è diventato un fatto raro e forse, proprio per questo, ancora più prezioso. In un tempo che ci chiede di correre sempre più veloce, scegliere la lentezza, la profondità, la coerenza con sé stessi è certamente un atto controcorrente. Forse non strategico, ma profondamente autentico.
Newsletter illuminante e con possibili paragoni con il passato: che siano arrivati fino a noi più creator (Michelangelo, Raffaello, Caravaggio, ecc.) che creativi (tutti quegli artisti di cui non ricordiamo più il nome)?
Grazie Luca, non ho la pretesa di aver trovato una chiave universale ma è un framework utile per capire cosa sta succedendo, e muoversi di conseguenza