Come crescere su Instagram secondo il capo di Instagram
8 segreti della piattaforma svelati da Adam Mosseri, Head of Instagram
Ciao, questa è Scrolling Infinito, la newsletter mensile che ti guida nel mondo dei contenuti, delle piattaforme e dei creator.
Prima di parlare di Instagram volevo ringraziare tutte le persone che sono venute alla Creator Masterclass di Alessandro Della Giusta in cui ci ha raccontato “Come creare un video da 1milione di views”. Ad ascoltarlo eravamo in tanti: appassionati di digitale, marketing e comunicazione ma soprattutto ragazzi e aspiranti creator.
Dopo gli appuntamenti con Valentina Barbieri e Gabriele Vagnato non poteva esserci migliore chiusura di stagione per la serie di incontri di Scrolling Infinito con i top creator italiani, un'emozione per cui devo ringraziare la community di questa newsletter e quelle dei creator coinvolti.
Gli incontri di Scrolling Infinito torneranno dopo l'estate e vorremmo fossero ancora più belli, grandi e importanti. Se avete idee o proposte per partnership o contributi scrivetemi a andrea.girolami@tiscali.it o rispondendo a questa mail e parliamone assieme.
Grazie a Malaka Studio che ci ha ospitato e a NOP-NOP che ha prodotto tutta la serie.
Presto pubblicheremo il video dell’incontro e i prossimi appuntamenti dal vivo. Con questa newsletter Scrolling Infinito va in vacanza per qualche settimana ma torneremo a fine agosto con tante novità.
Come crescere su Instagram nel 2024
Negli ultimi mesi Instagram sembra aver perso la bussola. Dopo l’acquisizione da parte di Facebook ed essere cresciuta in maniera esponenziale, diventando per una manciata di anni la piattaforma più importante del mondo, oggi Instagram attraversa una crisi d’identità.
TikTok gli ha strappato il trofeo della rilevanza, con la sua rapidità e contenuti più smart. Nel tentativo di inseguire la concorrenza, Instagram ha cambiato il proprio algoritmo, scatenando l’ira dei suoi utenti più influenti che hanno lanciato la campagna “Make Instagram Instagram Again”.
Instagram ha perso anche la battaglia della creator economy contro YouTube, che ha introdotto un sistema efficiente di remunerazione dei contenuti User Generated tramite revenue sharing, attirando così gli autori di maggior talento.
Adam Mosseri, Head of Instagram dal 2018, è la mente e il volto della piattaforma. Da tempo Mosseri pubblica nel suo profilo video in cui risponde ai quesiti degli utenti, con l’obiettivo di spiegare quello che a nessuno sembra più chiaro: cosa vuole da noi Instagram? E come possiamo utilizzarla al meglio?
La risposta ai più grandi dubbi sul funzionamento di Instagram Mosseri l’ha data in una serie di video e interviste rilasciate negli ultimi tempi, in particolare durante una lunga conversazione con i creator Colin and Samir di cui ho riassunto di seguito i punti fondamentali, oltre ad alcune considerazioni personali e azioni pratiche per migliorare la vostra strategia e i vostri risultati.
Cosa troverete in questo post:
Commenti, like, condivisioni: cosa conta di più?
Che differenza c’è tra pubblicare nei Reel o nel Feed?
I follower servono ancora?
Vale la pena sottotitolare i video?
Chi deve usare Instagram?
Qual è il futuro di Instagram e dei social?
Commenti, like, condivisioni: cosa conta di più?
I like sono importanti, così come il tempo speso dagli utenti su un contenuto e, per garantire una permanenza massima, vanno preferiti i formati video o quelli fotografici con gallery più lunghe possibili.
L’aspetto più importante di tutti, dice Mosseri, è però quello della condivisione o, nella forma di Instagram, l’icona invio a forma di aeroplanino di carta.
L’azione di inviare un contenuto a qualcuno è quella che viene maggiormente premiata dall’algoritmo che garantirà la massima visibilità al video, foto o gallery che avranno il maggior numero di condivisioni.
Se le piattaforme d’intrattenimento sono un sistema per distribuire contenuti in maniera broadcast uno vs molti, in cui dominano i creator di maggior successo che si rivolgono a milioni di persone contemporaneamente, allora l’azione più importante che gli utenti comuni possono fare è quello di suggerire un contenuto ad un amico o conoscente, facendolo circolare all’interno di un network più ristretto ma più concentrato, uno vs uno.
Cosa potete fare: progettate i vostri contenuti per suscitare un “Hai visto questo?”, incoraggiando gli utenti a condividere. Questo accade quando viene mostrato qualcosa di sorprendente, apparentemente irripetibile, come gli incredibili stunt degli atleti Red Bull.
In mancanza di immagini spettacolari si può pensare ad un contenuto informativo di valore, su un argomento importante per un’ampia audience come fa, molto bene, l’account di Geopop, che non a caso ha 2,5 milioni di follower.
Che differenza c’è tra pubblicare nei Reel o nel Feed?
Come spiega Mosseri Instagram ha due vie per far arrivare gli utenti su un determinato contenuto.
La prima è la connected reach, ovvero le persone che raggiungiamo tra quelle che ci seguono già. Il feed di Instagram funziona ancora principalmente con questo meccanismo, mostrandoci gli account che abbiamo deciso di seguire e viceversa.
La unconnected reach invece è la quantità di persone che si possono raggiungere tra quelle che ancora non ci seguono. Su questo meccanismo si basa, ad esempio, la sezione discovery di Instagram, dove compaiono i contenuti che l’algoritmo pensa siano particolarmente rilevanti anche se provengono da account che non stiamo seguendo. Anche i video Reel, che finiscono nell’omonima sezione, sono un elemento utile per raggiungere pubblico che ancora non ci segue.
Nel corso del tempo, spiega Mosseri, per Instagram la unconnected reach è diventata più importante di quella connected, perché permette di far scoprire contenuti di valore tra i tantissimi account che non sappiamo ancora di voler seguire. Anche quando qualcuno condivide con noi in privato una storia o il video di qualcuno, tramite la solita icona dell’aeroplanino, si tratta di unconnected reach.
La crescente importanza che Instagram dà alla unconnected reach è il segno della progressiva tiktokkizzazione della piattaforma.
Se quando Mark Zuckerberg ha lanciato Facebook voleva connettere tutte le persone del mondo riproducendo le strutture sociali tipiche della vita reale, l’arrivo di TikTok ha dimostrato che quando apriamo una di queste piattaforme vogliamo semplicemente essere intrattenuti, e che non ci importa di vedere le foto del matrimonio del nostro compagno delle superiori.
Cosa potete fare: quando produciamo un contenuto non pensiamo troppo alla base di follower già acquisiti, usiamola piuttosto come un focus group su cui testare format e argomenti da diffondere verso un'audience molto più ampia (Esempio: tutte le persone su Instagram interessate alla moda, alla comicità, ai motori etc) che ora possiamo raggiungere molto più facilmente.
I follower servono ancora?
I follower continuano a essere importanti perché sono la base della nostra connected reach, ma proporzionalmente, la crescita principale che possiamo produrre avviene attraverso la unconnected reach.
Qualche influencer della vecchia scuola ancora non lo sa, ma Instagram non ha nessuna intenzione di tornare ad essere “Instagram again”.
Vale la pena sottotitolare i video?
“Metà delle persone che usano Instagram lo fanno col volume a zero”, lo dice Adam Mosseri, per questo sottotitolare ogni video è fondamentale.
Il video deve essere comprensibile senza audio anche grazie all’espressività di chi ne è protagonista. Esagerare la propria postura davanti alla camera è normale, proprio come fanno gli speaker alla radio con la loro voce stentorea: perfetta davanti ad un microfono, ma che sarebbe grottesca facendo la spesa dal fruttivendolo.
Cosa potete fare: prima di pubblicare un video guardatelo senza audio. Se non funziona, apportate le dovute modifiche.
Che differenza c’è tra Instagram e TikTok?
Prima di tutto la velocità di reazione: l’algoritmo di TikTok risponde immediatamente al modo in cui consumiamo contenuti al suo interno.
L’impressione di vedere solo video di cani dopo averne apprezzati un paio non è un’illusione, ma il modo in cui l’algoritmo di TikTok si rimodula seguendo i nostri gusti. Questa rapidità è il segreto della sua rilevanza culturale e dell’apparente inesauribile capacità di creare trend e tormentoni.
Instagram è programmato per reagire più lentamente. Se per TikTok l’unica cosa che conta è la unconnected reach, Instagram utilizza ancora come dato la quantità dei nostri follower e i contatti che abbiamo deciso di seguire, ovvero la connected reach.
Mentre TikTok ha annunciato la possibilità di caricare video fino a 60 minuti, Instagram per ora dice di non volersi spingere in quel territorio.
Questo per preservare la propria identità: lo scopo di Instagram rimane ancora quello di connettere le persone tra loro e per fare questo, sempre secondo Mosseri, il modo migliore è usare contenuti brevi.
Questi, secondo l’Head of Instagram, vengono inviati a conoscenti ed amici più frequentemente, creando un reticolo di relazioni, a differenza di video più lunghi e impegnativi che garantiscono una maggiore permanenza degli utenti, ma una minore connessione tra di loro.
Chi deve usare Instagram?
“Non costruiamo funzionalità per gli editori, ci concentriamo solo sui creator”. Le parole di Mosseri raccontano il cambio di paradigma per cui a produrre i contenuti più rilevanti di una piattaforma, e dunque per gli inserzionisti, non sono più gruppi editoriali professionali, ma i singoli utenti.
“Crediamo che il potere passerà dalle istituzioni ai singoli” dice ancora Mosseri, “lo vediamo dai dati: i creator hanno più engagement degli editori, le persone vogliono vedere il mondo attraverso gli occhi di singoli protagonisti”. Parole che si aggiungono alle difficoltà dei gruppi editoriali di mezzo mondo già messi in ginocchio dagli ultimi cambi dell’algoritmo di Facebook.
Nel prossimo futuro i creator, soprattutto quelli di piccole e medie dimensioni, saranno gli utenti privilegiati di una piattaforma come Instagram che si impegna ad aggiungere nuovi strumenti di misurazioni dedicati a chi non ha numeri enormi ma ha un grande engagement. Questa metrica sarà la cosa più importante anche per gli inserzionisti pubblicitari decisi a spendere nella piattaforma.
Cosa potete fare: se sei un piccolo o medio creator cerca di costruire una rilevanza nella tua nicchia, la spesa del marketing online si sposterà sempre più dalla testa verso la coda della distribuzione, abbandonando (in parte) i mega-influencer (cfr. Ferragni) e investendo cifre più abbordabili su chi ha influenza all’interno di un determinato segmento.
Qual è il futuro di Instagram e dei social?
Secondo Mosseri il futuro è nei messaggi diretti. Pensiamo a Instagram come a una piattaforma che vive nel feed, ma in verità ogni giorno vengono pubblicati più contenuti nelle storie che nel feed, e il numero di contenuti condivisi nei DM supera addirittura quello delle stories.
Il tempo speso guardando video su dispositivi mobile continuerà a crescere andando ad erodere quello passato su piattaforme tradizionali come la televisione lineare. Tutto questo mentre l’utilizzo delle Smart Tv continuerà ad aumentare, ma lì si guarda un po’ di tutto: da Netflix ad Amazon e soprattutto YouTube.
Ogni cinque anni circa arriva un cambio paradigmatico nel mondo delle piattaforme, l’ultimo è stato quello dell'algoritmo di TikTok. Questo significa che siamo sul punto di incontrare qualcosa di nuovo, che non conosciamo ancora. Non ci resta che scoprirlo insieme.
Qui potete guardare l’intervista completa di Colin e Samir ad Adam Mosseri, Head Of Instagram
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Sintesi super utile, grazie!