Come MTV ha inventato YouTube
Spike Jonze e Michel Gondry, due registi che hanno cambiato le regole dei video musicali e anticipato il mondo dei contenuti User Generated.
Ho sempre amato i videoclip musicali, crescendo ne ero letteralmente ossessionato. Vivevo nelle Marche e purtroppo negli anni ‘80 e ‘90 non c’era possibilità di vedere nessuno dei canali che li trasmettevano. Da quelle parti infatti non arrivava né il segnale di Videomusic né quello della neonata MTV Italia.
A volte, con la scusa di visitare un amico in un’altra regione, mi piazzavo davanti alla televisione per recuperare tutti i video che non conoscevo. Venivo ipnotizzato da quel miscuglio di musica, danza, immagini ed effetti speciali.
Anni dopo, quando riuscii ad essere assunto nel dipartimento della selezione musicale di MTV, fu la realizzazione di un sogno. Una volta alla settimana sedevamo attorno un tavolo per guardare i video inviati dalle case discografiche e scegliere quelli più adatti alla messa in onda nei vari canali. “Questo sì”, “Questo no” e via di seguito, come una commissione d’esame musicale.
MTV e la tv fatta a pezzi
La forza dei videoclip fu quella di scardinare le regole della normale televisione. Se gli show tradizionali si basano su un racconto lineare, i video abbracciano una libertà espressiva simile alla videoarte. All’interno di un videoclip non esistono regole da rispettare: il montaggio è frenetico, i linguaggi si alternano senza soluzione di continuità (ripresa dal vivo, computer grafica, animazione, ballo etc) e c’è la sensazione che qualunque cosa può accadere da un momento all’altro.
La vera rivoluzione dei videoclip era nel tessuto connettivo che li metteva assieme, ovvero nei canali che basavano la propria programmazione su contenuti di questo genere, primo tra tutti MTV. Per la prima volta il flusso televisivo non era composto da lunghi segmenti fatti di show e format, ma da una serie di pillole (gli stessi video, i lanci dei presentatori, gli ident grafici) che venivano intrecciati in maniera coerente.
Questa Gestalt, per cui l’insieme delle parti è più importante dei singoli componenti, è la cosa più simile all’esperienza di scrollare il feed di una piattaforma social. Anche TikTok, Instagram o YouTube hanno bisogno di creare un’esperienza coerente permettendo all’utente di attraversare contenuti di ogni genere, tema e formato.
A spiegarlo è Tom Freston, uno dei fondatori di MTV che ricorda: “Fino a quel momento la tv non aveva dei veri e propri marchi. Le persone seguivano i singoli programmi più che i canali. Il nostro formato però era più simile a quello della radio con i video al posto dei dischi. Dovevamo creare un senso di coesione così che gli spettatori si identificassero col canale e rimanessero sintonizzati”.
Registi superstar
L’influenza di MTV sul linguaggio degli odierni video social è ancora più profonda e le radici vanno cercate negli anni in cui la televisione musicale raggiunse la maturità attorno la fine degli anni ‘90 e l’inizio dei 2000. A quel tempo i più famosi registi di videoclip, molti dei quali sono in seguito approdati al cinema, erano visti come innovatori del linguaggio video, autori di un nuovo modo di raccontare storie.
Il lavoro dei più famosi registi venne raccolto in una serie di DVD celebrativi intitolata Directors Label, una sorta di Criterion Collection del videoclip musicale che celebrava il livello raggiunto da questa forma espressiva. Proprio nell’opera di questi registi è possibile scovare i codici espressivi che la generazione successiva avrebbe applicato alle creazioni caricate nelle piattaforme social.
Spike Jonze
Spike Jonze è senza dubbio uno dei più famosi registi di videoclip della storia. Forse il primo a capovolgere le regole che avevano sostenuto il formato fino a quel punto e a imporre un nuovo stile che avrebbe fatto scuola.
Prendiamo uno dei suoi primi videoclip: California realizzato per la band punk-rock dei Wax. Il video è un piano sequenza di un uomo in fiamme che corre per le vie di Los Angeles che, invece di chiedere aiuto, sta semplicemente cercando di salire su un autobus in partenza. Nell’ultima inquadratura si svela un ulteriore livello di lettura: la scena è vista attraverso gli occhi di una ragazza (la nipote di Sofia Coppola, al tempo fidanzata con Jonze) affacciata al finestrino di un’auto.
Fino a quel momento i video erano spesso un caleidoscopio di tagli in rapida sequenza, qui invece c’è la decisione di costruire l’intera clip su una ripresa priva di montaggio. Il virtuosismo registico sta nel non ricorrere a nessuna alterazione in post produzione spettacolarizzando un’azione altrimenti semplice (un uomo che corre, seppur in fiamme). Il piano sequenza è una tecnica che oggi vediamo in un’infinità di produzioni digitali che la utilizzano per rendere più impressionante un budget altrimenti esiguo.
Negli anni lo abbiamo visto nella serie dei Take Away Show della Blogotheque, copiati in tutto il mondo (pure da me), come nei videoclip post-YouTube degli Ok Go (in due modi diversi). Questo volersi rendere la vita impossibile è portato agli estremi dalla nuova generazione di creator che ha capito come il modo migliore per sorprendere lo spettatore è dimostrare quanto impegno e fatica si mette nel proprio lavoro.
Anche il mitico video “Ho detto Logan Paul 100,000 volte” che lanciò Mr Beast (oggi lo YouTuber più importante al mondo) non è altro che un piano sequenza infinito capace di trasformare una sciocca scommessa da adolescenti in un'impresa ai limiti del possibile.
Prendiamo un altro lavoro di Jonze: il video di Drop per la band rap dei Pharcyde. L’impianto è quello di un tradizionale video di genere dove il gruppo si esibisce nel playback in un ambiente urbano. Con l’aggiunta però di un elemento determinante: il gruppo canta al contrario. Tutto il video è girato all’indietro, creando un effetto di straniamento che accompagna perfettamente la musica stonata della band. Il gruppo per prepararsi alle riprese ha dovuto imparare a pronunciare il testo in senso inverso con l’aiuto di un professore di fonetica appositamente reclutato per il compito.
L'eccezionalità del video sta nella destrezza del regista e del gruppo che, anche qui in una serie di piani sequenza, mettono in scena qualcosa di così semplice eppure così complicato.
Potremmo continuare all’infinito pescando esempi dal lavoro di Jonze: dall’intuizione di far ballare un insospettabile Christopher Walken in Weapon Of Choice fino all’ovvio video para-amatoriale per Praise You sempre di Fatboy Slim. Qui il regista mescola il linguaggio del videoclip con quello del documentario e del prank, mandando in onda su MTV la cosa più vicina ad un video di YouTube, sei anni prima che questo social network vedesse la luce.
In quasi tutti questi esempi il set scelto per raccontare la storia è la strada. Spariscono gli studi di produzione disintermediando il legame con lo spettatore e puntando su una sensazione di replicabilità (“Potevo farlo anch'io!”) come succede oggi su qualunque piattaforma. Non è un caso che ad aver applicato questa innovazione sia stato un autore come Jonze che aveva esordito nel mondo dello skateboard, della street culture e del Do It Yourself in cui la povertà di mezzi è stimolo per cercare soluzioni alternative.
Michel Gondry
Anche Michel Gondry, l’altro grande maestro del videoclip, fonda il proprio lavoro sull’incontro tra semplicità produttiva e complessità esecutiva e anche in questo caso uno dei suoi video meno conosciuti è l’esempio perfetto di questa intuizione.
In Lucas With The Lid Off dei Lucas c’è già tutto quello che avrebbe reso Gondry un genio dei videoclip. Le elaborate soluzioni visive del video sono realizzate con un rigoroso piano sequenza applicato in maniera volutamente amatoriale, svelando i movimenti della macchina da presa. Lo stesso Gondry nel booklet del DVD che raccoglie il suo lavoro racconta come prima di avere un take soddisfacente dovette girare il video per ben diciassette volte consecutive.
L’aggettivo che meglio descrive il lavoro di Michel Gondry è tattile. Tutto quello che appare nei suoi video è qualcosa che possiamo immaginare di toccare con mano e manipolare. Il suo modo di trattare gli elementi fantastici è più vicino allo stile di un gioco infantile che alle fiabe televisive o cinematografiche a cui eravamo abituati.
Dai Lego di Fell in Love With a Girl dei White Stripes (costruito a mano e fotografato un’immagine alla volta, in tutto ci sono voluti due mesi di lavoro) ai costumi volutamente approssimativi del capolavoro Around The World dei Daft Punk messi assieme con materiale di recupero dalla sua compagna.
Questa ossessione per la materia è la stessa che ritroviamo oggi negli adorati Tiny Desk Concert o nei video pieni di slime di YouTuber come Me Contro Te o della superstar americana Casey Neistat che costruisce da solo ciò di cui ha bisogno, comprese le transizioni dei suoi video tutte realizzate nel suo studio di New York, spazio più simile a quello di un carpentiere che a quello di un regista.
Gli antenati dei Creator
La voglia di curare il processo creativo in ogni sua parte e l’esibizione della fatica necessaria fanno di Spike Jonze e Michel Gondry i padri spirituali dei moderni YouTuber e Creator.
Nel momento in cui MTV rendeva possibile realizzare i sogni più sfrenati di qualunque regista (“Tutte le comparse che vuoi! Tutti gli effetti che ti servono!”) loro trionfarono imponendosi dei limiti e costruendo uno stile a partire da questi. In questo modo sono stati in grado di innovare il linguaggio del videoclip, di MTV e di anticipare il mondo delle piattaforme e degli User Generated Content che di lì a poco ci avrebbe travolti.
Il cerchio si chiude nel 2013 quando proprio Spike Jonze è chiamato a dirigere i primi disastrosi YouTube Awards. Nel caos dello spettacolo basato su una scaletta improvvisata brilla l’ennesima dimostrazione della modernità delle sue intuizioni. Questa volta la protagonista di un'emozionante piano sequenza sulle note degli Arcade Fire è Greta Gerwig che, guardando in faccia lo spettatore non più dallo schermo tv ma dalla finestra di YouTube, fugge dal proprio appartamento per ritrovarsi in un bosco giocattolo, fino al catartico finale degno di una gioiosa recita scolastica.
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Che ricordi e che periodo!! Uno dei miei migliori amici e mentori Massimo L. era una colonna portante di MTV. Ricordo l’estate del 2000 a parlare ore sotto l’ombrellone di questi video clip come si farebbe di fronte ad un opera d’arte. MTV ha segnato un’epoca per tutti i ragazzi che come me cercavano una via d’uscita nella musica.